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VALANGHE: I FATTORI DI RISCHIO
VALANGHE: I FATTORI DI RISCHIO
Le condizioni per una valanga a lastroni di neve
Le valanghe sono il risultato di una combinazione di diversi fattori, tra i quali i più decisivi sono tre: le condizioni (meteo e del manto nevoso), il terreno e il fattore umano.
Le condizioni meteo influenzano direttamente il manto nevoso, determinando il tipo di problema valanghivo. In caso di vento, per esempio, bisogna prepararsi ad affrontare un problema di neve ventata, mentre se nevica il problema diventa la neve fresca e così via. Insieme, la situazione meteo e quella del manto nevoso, costituiscono il fattore noto come “condizioni”.
Il fattore terreno influenza il rischio in due modi: da un lato la conformazione del terreno può favorire l’innesco di una valanga, dall’altro le sue caratteristiche determinano le conseguenze della valanga stessa. Per esempio, un piccolo distacco di neve, di per sé innocuo, può diventare mortale se avviene in corrispondenza di un salto roccioso sotto un pendio ripido.
A prescindere dal tipo di valanga, è bene ricordare che nella maggior parte dei casi è l’essere umano a determinarne l’innesco, avventurandosi su pendii a rischio.
IL FATTORE CONDIZIONI
Le condizioni meteo incidono sul manto nevoso, e insieme i due aspetti costituiscono il fattore “Condizioni”, ovvero un parametro decisivo per la valutazione del rischio valanghe.
CONDIZIONI E RISCHIO VALANGHE
Lo stato del manto nevoso è significativamente influenzato dalle condizioni meteo, ossia da vento, temperatura, irraggiamento solare e precipitazioni. Quando si parla del fattore “condizioni” ci si riferisce all’interazione tra il meteo e il manto nevoso.
Il vento trasporta la neve e forma i lastroni; non a caso in passato è stato spesso definito “costruttore di valanghe”.
Un altro aspetto che influenza il manto nevoso è la temperatura, che può favorire la formazione di strati deboli o provocare il riscaldamento del manto nevoso rendendolo instabile.
Anche l’irraggiamento solare influenza il manto nevoso, perché riscaldando gli strati superiori può provocarne il parziale scioglimento e la successiva formazione di ghiaccio quando la temperatura torna a scendere.
Le precipitazioni, che si tratti di pioggia o neve fresca, spesso aumentano il pericolo di valanghe. Questo perché un nuovo strato di neve può causare la formazione di una lastra, mentre la pioggia bagna e indebolisce il manto nevoso. In ambedue i casi la precipitazione ad aggiungere un carico maggiore, potenzialmente sovraccaricando gli strati.
METEO
Nel corso dell’inverno, le precipitazioni influenzano notevolmente le condizioni del manto nevoso. Inizialmente lo strato di neve fresca è spesso poco coeso con lo strato sottostante di neve vecchia, quindi il rischio di valanghe tende ad aumentare durante o poco dopo una nuova nevicata. Inoltre la neve fresca aumenta il carico sul manto nevoso esistente. Lo stesso vale per la pioggia, che scalda e bagna il manto. Durante un periodo di precipitazioni, il rischio di valanghe dipende soprattutto dalla quantità di neve fresca, dalla temperatura e dal vento. Se la combinazione di questi fattori risulta sfavorevole, si parla di “quantità critica di neve fresca”, ed è prevedibile un aumento del rischio di valanghe.
IL VENTO E IL TRASPORTO DELLA NEVE
Il vento è considerato un “costruttore di valanghe” perché provoca la formazione di accumuli di neve ventata. La neve ventata, vecchia o fresca che sia, essendo particolarmente friabile, si presta perfettamente a formare lastroni, e siccome trasmette molto bene le sollecitazioni, può provocare la temuta propagazione delle fratture.
QUANTO È ALTO IL RISCHIO?
La lastra di neve ventata è pericolosa solo se al suo interno o direttamente sotto si trova uno strato debole. Inoltre bisogna tenere conto del fatto che il peso di un accumulo di neve ventata può anche sovraccaricare uno strato debole situato più in profondità nel manto nevoso.
MANTO NEVOSO – PUNTI DI PERICOLO
Il manto nevoso non è uniforme: a seconda dell’esposizione del pendio, dell’altitudine e della conformazione del terreno può esserci più o meno neve. Inoltre nelle zone in ombra il manto è spesso a debole coesione, mentre sui pendii soleggiati è più assestato e compatto, oppure presenta una crosta ghiacciata. Queste disomogeneità spaziale è il motivo per cui ci sono punti pericolosi e punti in cui invece il rischio di valanghe è virtualmente inesistente.
Il bollettino valanghe indica i cosiddetti punti di pericolo, anche con l’ausilio della rosa delle esposizioni. Spesso si nota come sia possibile l’innesco di valanghe solo in determinati settori della rosa.
I PROCESSI METAMORFICI
Il manto nevoso non è una struttura statica, ma si modifica in continuazione, così come mutano continuamente i cristalli che lo compongono. Si parla quindi di “processi metamorfici” (ovvero trasformativi) del manto nevoso, che possono essere di tre tipi: metamorfismo costruttivo, metamorfismo distruttivo e metamorfismo per fusione.
IL FATTORE TERRENO
In fatto di valutazione del rischio, il terreno ha un ruolo duplice: da un lato, certe caratteristiche geomorfologiche favoriscono le valanghe a lastroni, e dall’altro il terreno può formare le cosiddette trappole morfologiche.
TERRENO E RISCHIO VALANGHE
Le valanghe a lastroni si verificano più spesso su terreni dalla conformazione liscia e piatta oppure leggermente concava, come nel caso di avvallamenti e ampi canaloni. Sono invece più rare su creste, canaloni stretti e couloir o sui terreni fortemente incurvati. Questo perché la frattura si propaga meglio quando il manto nevoso è il più possibile omogeneo, ovvero dove non presenta o quasi dislivelli. Altri requisiti per la formazione di una valanga di questo tipo sono la presenza di una lastra di neve di una certa dimensione (> 20 x 20 m) e un’inclinazione del terreno di almeno 30°. I pendii dove le valanghe a lastroni sono più frequenti sono quelli con un’inclinazione di 38°.
RIPIDITÀ E DISTRIBUZIONE
Le valanghe “da sciatore” si verificano con un grado di inclinazione medio di 38°, ma occasionalmente si possono osservare anche a partire dai 30°. Sui pendii con pendenza inferiore, anche se la lastra di neve si distacca, rimane in posizione a causa dell’attrito. In questi casi si sente solo un suono di assestamento, un segnale di allarme che indica l’avvenuto distacco con propagazione della frattura. Il fatto che il lastrone non slitti verso valle è dovuto unicamente all’inclinazione insufficiente del pendio.
ALTITUDINE ED ESPOSIZIONE DEL PENDIO
Spesso i punti di pericolo sono associati a determinate altitudini ed esposizioni. Sui pendii esposti a nord si verifica circa il doppio degli incidenti valanghivi rispetto ai pendii esposti a sud. Ciò che però non è noto, pur essendo rilevante ai fini statistici, è la differenza di frequentazione delle due esposizioni.
TRAPPOLE MORFOLOGICHE
La morfologia del terreno incide in modo decisivo sulla profondità di seppellimento e sul rischio di lesioni meccaniche. Ecco perché si parla di “trappole morfologiche”.
Lungo la traiettoria della valanga, fossati e avvallamenti aumentano la profondità di seppellimento, riducendo le probabilità di sopravvivenza dei travolti, mentre ostacoli come salti, rocce o alberi causano spesso lesioni mortali.
LA TOPOGRAFIA COME POTENZIALE FATTORE DI RISCHIO
L’influenza del terreno sul rischio di valanghe è duplice. In primo luogo, le valanghe a lastroni avvengono soprattutto su pendii dalla forma omogenea, piatta o leggermente concava. Tra l’altro le aree sottovento dove si trovano i lastroni pericolosi dipendono, oltre che dal vento, anche dalla morfologia del terreno. In secondo luogo, elementi come salti, rocce e alberi spesso formano trappole morfologiche potenzialmente letali. Anche i fossati, gli avvallamenti o le aree di accumulo ai piedi dei pendii interessati da valanga aumentano la profondità di seppellimento, e con essa potenzialmente il numero di vittime.
Anche la morfologia del terreno può contribuire alla formazione delle valanghe, che si verificano più frequentemente su pendii grandi di forma omogenea e leggermente concava, come anche in ampi canaloni e avvallamenti. Più raro che avvengano invece su terreni curvi o convessi.
IL FATTORE UMANO
Di per sé, un pendio a rischio di valanghe non è un problema: lo diventa quando si aggiunge il fattore umano.
VALANGHE E FATTORE UMANO
Quando si parla di valanghe, spesso ci si concentra sulle condizioni e il terreno trascurando il terzo fattore, altrettanto decisivo: l’intervento umano. E in effetti sono quasi sempre le persone a innescare il distacco di un lastrone di neve. Oltre a elementi concreti (hard facts) come comportamento, dimensioni del gruppo e livello di abilità degli sportivi, non di rado ciò che influisce sulla sicurezza sono anche aspetti meno tangibili e più trasversali (soft skills), come la motivazione, la capacità di comunicazione e l’obiettività degli individui, nonché le dinamiche di gruppo che si instaurano.
HARD FACTS – SOFT SKILLS
Quando si devono prendere decisioni per tutelarsi dalle valanghe, è sempre utile tenere conto delle classiche dinamiche che si instaurano quando si pratica attività in gruppo. Per esempio, il senso di maggior sicurezza che si prova all’interno di un gruppo spinge a essere più coraggiosi e spericolati. All’interno di un gruppo, soprattutto se numeroso, spesso ad assumere il ruolo di guida è l’individuo che meglio sa imporsi verbalmente, ovvero la “voce dominante”. Un clima aperto, una comunicazione trasparente e la capacità di ascoltare anche chi parla meno, aiutano il gruppo a prendere le decisioni giuste nei momenti critici.
Ricorda: anche la rinuncia può essere una vittoria, soprattutto negli sport di montagna!